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divani in viaggio
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Milano, giorni nostri.
Giulio Bontempi, un anziano e distinto signore, viene fermato da un uomo che lo riconosce come il tenente. Ci vuole poco per scoperchiare il vaso dei ricordi di Giulio sulla guerra, quella del fronte greco-albanese del 1941, e per muoversi sul filo dir un equilibrio molto precario tra ciò che si può o non si vuole ricordare.
Certo è che Giulio non fu proprio tenente, ma Oscar sembra uno dei commilitoni emersi dalla nebbia della guerra. Ciò che Oscar racconta non compare nitido nella mente di Giulio ma lo richiama ad altri flashback.
La vicenda si complica quando Oscar chiede a Giulio dei piccoli prestiti in nome dell'amicizia e delle esperienze condivise.
Forse l'uomo non è chi dice di essere o la memoria di Giulio preferisce dimenticare?
Un storia realistica che tratta il tema dei ricordi e della ricerca di serenità.
"«Si ricorda di me, signor tenente?». Tono fervido e rispettoso, voce raschiosa.
Giulio lo guarda. Non è mai stato ufficiale, nemmeno sottufficiale e neppure graduato: è stato soldato semplice, per l’esattezza geniere telefonista. E tuttavia quella frase è stata uno squillo in grigioverde arrivato da lontano e che, forse, sta a significare che quel tale, anche se ha sbagliato a chiamarlo tenente, lo conosce, cioè lo riconosce."
Si ricorda di me, signor tenente? di Furio Scarpelli
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