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divani in viaggio
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Ocaña, terra immaginaria del Portogallo, anni addietro.
Don Carlo Ludovico Aleardo di Grees, dei Duchi d’Estremadura-Aleardi, e conte di Milano, per tutti Daddo, arriva ad Ocaña in cerca di terre su cui edificare. Qui viene accolto dal marchese don Ilario Jimenez e dalla sua serva così avvizzita tanto da apparire simile ad una iguana.
"Grande, a questo punto, fu la sorpresa del Daddo, nell’accorgersi che quella che egli aveva preso per una vecchia, altri non era che una bestiola verdissima e alta quanto un bambino, dall’apparente aspetto di una lucertola gigante, ma vestita da donna, con una sottanina scura, un corsetto bianco, palesemente lacero e antico, e un grembialetto fatto di vari colori, giacché era la somma evidente di tutti i cenci della famiglia."
Daddo ne prova subito compassione, per carità cristiana, buoni sentimenti, ingenuità, tanto da cominciare a pensare come salvare la creatura.
Creatura che per dirla tutta contiene non solo nell'aspetto qualcosa di bestiale ma anche nella sua natura più profonda.
Nella figura dell'iguana leggiamo un primo senso letterale che è quello della denuncia dello schiavismo, ma anche un senso più profondo che è quello della convinzione dell'uomo di essere superiore alle bestie.
Ma l'allegoria non si ferma qui. Nel delirio finale di Daddo, che crede di vedere la sua iguana nel pozzo e si getta tentando di salvarla, c'è la colpevolezza del giusto che riconosce le ingiustizie del mondo, che ama i reietti e si sacrifica in un gesto finale in nome di Dio.
L' iguana di Anna Maria Ortense
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