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divani in viaggio
divani in viaggio
Palermo, qualche anno fa.
Davidù viene da una famiglia di pugili, il padre morto prima della sua nascita e lo zio Umbertino che non lo lascia un istante, mettendolo di fronte ai colpi da tirare e quelli da parare, sul ring ma anche fuori.
Il nonno nasconde i segreti di quella disastrosa campagna in Africa a cui si è trovato costretto a partecipare, la nonna di professione fa la maestra e a Davidù cerca di insegnare non solo a parlare bene ma anche a comportarsi secondo coscienza.
Oltre alla famiglia: Nina, la ragazza di cui è innamorato da sempre e l'amico Gerruso, impacciato ma leale.
Il pugilato diventa una metafora della sopravvivenza, quella dai fatti tragici di cui Palermo è stata colpita, prima le bombe della guerra e poi quella della mafia, ma anche dai fatti personali come la morte, il dolore, la prevaricazione.
In un modo crudo e comico al tempo stesso, reso ancora più vero dell'alternarsi di italiano e dialetto, Davidù sale sul ring, muovendosi sapientemente tra attacco e difesa, sapendo che c'è un tempo per incassare i colpi e un tempo per farsi rivalere.
"Però si ostinavano a sopravvivere. Erano piante nel deserto. Sfidavano un cielo privo di pioggia con l'insolenza della loro stessa presenza."
Così in terra di Davide Enia
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